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Altre lezioni: 2. Hardware |
L'idea di Linux nasce nel 1991 ad opera di Linus Torvalds, il cui scopo era di scrivere un sistema operativo per la famiglia di processori i386. Lo spunto venne dal preesistente Minix (un sistema Unix scritto dal Professor Tanembaum) di cui sono pubblici i sorgenti. Minix ha tuttavia un limite, non puo' essere usato se non per scopi didattici. Linus decise di sviluppare il ''suo'' sistema operativo e di renderne liberi i sorgenti, scelse una licenza (la GPL) costringendo in questo modo gli altri sviluppatori a distribuire le proprie aggiunte sotto forma di codice sorgente. Nel 1993 uscì la prima versione di Linux; la sua comparsa fece scalpore e da subito moltissime persone cominciarono a mostrare interesse ed in seguito a sviluppare software o a convertirlo da altri sistemi operativi.
Il boom vero e proprio di Linux è cominciato circa un paio di anni fa ed oggi sta avendo un culmine di notorietà e di interesse anche da parte di nomi dell'industria molto famosi come IBM, Hewlett Packard, Oracle, Corel, SUN, solo per nominare i più noti. Anche il grande pubblico, con il supporto della stampa specializzata, sta riconoscendo che questo sistema operativo rappresenterà in breve tempo una seria alternativa al monopolio Microsoft.
Non è da sottovalutare che Linux gira su diverse tipologie di cpu e hardware,
si va dalla ''classica'' famiglia i386, alla m68k, alla serie Alpha, passando per
i powerpc e le worstation Sun. Da questo punto di vista Linux ha risolto,
seppur con ben determinati limiti, l'incompatibilità tra macchine estremamente
diverse; questo significa che è possibile scrivere un programma per Linux
i386 e ricompilarlo senza problemi, se non minimi, per Linux m68k. Chiaramente
esistono delle eccezioni ben definite, come le applicazioni commerciali o
che si basano su pacchetti commerciali. Infatti, se le società produttrici
di software non hanno interesse economico a ricompilare i propri applicativi
per le altre versioni di Linux, questi rimarranno confinati alla famiglia
scelta, i386 di solito, mentre le altre versioni di Linux non potranno
usufruirne. Fortunatamente, l'enorme mole di applicativi non commerciali già
disponibili per Linux sopperisce almeno in parte a questa situazione.
Inoltre c'e' da far notare che Linux non necessariamente significa gratuito:
è possibile infatti scrivere software commerciale per Linux, ed utilizzare
librerie, disponibili gratuitamente, coperte da una particolare licenza che
ne permette l'uso in pacchetti commerciali.
Quest'ultimo periodo, come già detto, vede crescere un grande interesse attorno a Linux; il pericolo maggiore è che si tratti più di un fatto di moda che di reale interesse. Non è raro scoprire,infatti , che molte persone installino Linux per provarlo perché ne hanno sentito parlare bene o perché fa molto ''information technology'' ( eh si, adesso esiste anche il trendy nell'informatica) ma poi non sanno come farlo funzionare e se ne disinteressano, oppure peggio, dicono in giro che Linux è un sistema inutlizzabile, ed inutile.
Saper sfruttare fino in fondo quest'ondata di popolarità potrebbe essere la chiave vincente per conquistare una consistente fetta di mercato consumer, oggi monopolio quasi inconstrastato della Microsoft. C'è però una ragione che frena l'utente medio dal provare Linux: la difficoltà d'uso. È inutile nascondersi dietro false verità, Linux, o Unix più in generale, è difficile da usare se si è alle prime armi. Tutto si può dire di Linux tranne che sia un sistema user-friendly, in particolare i comandi dell'interfaccia testuale spesso sono difficili da ricordare e in più richiedono dozzine di parametri per poter essere usati con profitto (bisogna dire però che ultimamente si stanno facendo grandi sforzi per rendere Linux più userfriendly, si pensi a KDE o Gnome ndPh0ton). Tutto questo però ha un lato sicuramente positivo: il sistema può essere configurato sin nei minimi particolari ed a proprio piacimento; sotto questo aspetto una macchina Linux non è neanche lontanamente paragonabile ad un pc win, capace di fare poche cose e in molti casi male. Linux può essere configurato per essere usato come server, per sviluppare software, per produrre documenti e grafica, o, se si vuole, per fare tutte queste cose insieme, non c'e' un limite definito su ciò che Linux possa o non possa fare e la cosa più importante è che tutto il software necessario sia già a disposizione.
Uno dei motivi fondamentali del successo di Linux è che si basa sulla
filosofia dell'open source; questo significa che chiunque può venire in
possesso dei sorgenti senza spendere centinaia di migliaia di lire in licenze.
Di conseguenza il sistema operativo, già compilato e pronto da installare può
essere scaricato direttamente e gratuitamente tramite Internet (operazione non
facilmente realizzabile a causa delle dimensioni mastodontiche), oppure si
può venirne in possesso tramite riviste specializzate che, sempre più spesso,
presentano sui cd allegati varie distribuzioni (cosi' viene chiamato l'insieme
di applicativi minimi e/o accessori per installare Linux); oppure, lo si può
acquistare in negozio pagando una minima somma (tra le 50 e le 90mila lire)
per un set completo composto di diversi cd.
Esistono diverse distribuzioni, le più famose sono:
Esiste poi un'altra variante di Unix (attenzione Unix non Linux!) per m68k: NetBSD.
Altro indubbio vantaggio della politica dell'open source è che le modifiche
e le migliorie apportate, non vengono gestite da un gruppo ristretto di persone
ma da molti individui che possono modificare parti o crearne di completamente
nuove. Il tutto viene poi vagliato per poter essere reso ufficiale.
La filosofia open software, che consiste nel rilasciare gratuitamente documentazione e
sorgenti del proprio software è sicuramente un ottimo mezzo per far progredire
un software o, nel caso di Linux, un intero sistema operativo. Affidarsi a
questo tipo di politica ha un grosso svantaggio: la mancanza di standard
definiti e approvati che rende molto difficile a determinati software di
imporsi come standard de facto. Un esempio, che la dice lunga, e' il continuo
nascere di gestori di finestre che si appoggiano al server X (il motore delle
interfacce grafiche di Linux). In questo momento esistono varie correnti di
sviluppo, le piu' famose sono KDE e GNOME, entrambe hanno un aspetto molto
moderno e accattivante e offrono numerose opzioni interessanti degne di una GUI
di ultima generazione. Ad occhi inesperti potrebbe sembrare un vantaggio poter
scegliere tra cosi' tante opzioni, il problema e' che tutte queste opzioni non
sempre sono compatibili tra di loro, il che significa che un programma
espressamente scritto per KDE, non puo' funzionare se il sistema usa GNOME e
viceversa. Altro inconveniente minore di questa vicenda e' il diverso
aspetto grafico che i vari gestori offrono: trovare due programmi con lo stesso
stile grafico e' un'impresa ardua sotto Linux, il che dal punto di vista
estetico e' alquanto deprimente. D'altra parte, pero', si puo' avere un sistema
sul quale siano installati diversi gestori, la Debian ne offre una decina già
pronti da installare, che possono essere cambiati ''al volo'', che significa poter
cambiare il look alle finestre senza riavviare il server grafico e senza
neanche chiudere i programmi!
In questa serie di articoli parleremo principalmente della distribuzione Debian
m68k 2.1; questo non è dovuto a motivi filosofici o tecnici, è la versione
installata dal sottoscritto.
La distribuzione Debian 2.0 nasce ufficialmente nel Luglio 1998 ed è la prima
(e tuttora unica) distribuzione ufficiale per m68k. Una delle caratteristiche
principali della distribuzione Debian (qualsiasi versione) è che il software
non viene rilasciato fin quando non è assolutamente stabile e privo di bug
pericolosi per la sicurezza del sistema; questo approccio ne fa una delle
migliori in circolazione. I programmi vengono testati singolarmente ed in
una installazione tipica in modo da mettere a nudo eventuali incompatibilità
tra i pacchetti. Nessun programma è privo di errori, e spesso, in pacchetti
anche importanti, vengono scoperti nuovi bug che possono compromettere
la stabilità o la sicurezza del sistema. Il sito web della Debian comunica se
e quali pacchetti sono stati scoperti essere ''pericolosi'' e fornisce un aggiornamento.
Tutti gli applicativi presenti in una distribuzione vengono forniti,solitamente,
in formato compresso: la Red Hat usa il formato .rpm, la debian il .deb e
così via. La Debian fornisce un programma a corredo, l'odiato-amato dselect,
che permette all'utente di scegliere, tramite una lista completa ,il software
da installare o rimuovere. L'installazione del software è la parte piu' noiosa
e meno semplice dell'installazione Debian proprio a causa di dselect, programma
poco chiaro e graficamente orripilante che mette in difficoltà gli utenti alle
prime armi. Nonostante tutto dselect riesce a compiere il proprio lavoro in modo
efficiente ed alla fine il sistema è installato correttamente e configurato
quasi completamente. In Linux non esiste un registro di configurazioe che
tiene traccia dei driver, delle periferiche, dei programmi installati. Debian
utilizza dselect per aiutare, a suo modo, l'utente ad installare pacchetti
non in conflitto tra loro, a soddisfare le dipendenza tra i pacchetti, etc.
Altro punto a favore della Debian, nel caso specifico la versione 2.1, è
rappresentato dai due cd binary m68k (programmi già compilati che devono
solamente essere installati) che contengono un numero impressionante di
applicativi freeware per tutti i gusti e le esigenze.
Per i più esigenti ci sono poi altri tre cd, due sources, uguali per tutte
le versioni di Linux , che contengono i sorgenti dei programmi già compilati
presenti sui due binary e un terzo cd di bin (Non US, Non Free) che contiene
applicativi non freeware ed altri che, per la normativa statunitense
sull'esportazione delle armi strategiche, non possono essere fatti uscire dagli
Stati Uniti (il discorso è più profondo e richiederebbe una ritcolo a sé). I
programmi che ricadono in questa categoria sono quelli che contengono
algoritmi crittografici.
Tutte le distribuzioni offrono di base il compilatore C e C++ GNU, strumento fondamentale e indispensabile su Linux, dato che tutto il sistema operativo è scritto in C e C++. Lo stesso compilatore è presente su Amiga ed è uno dei più validi, nonostante l'interfaccia a linea di comando non sia delle più agevoli. Chi non si diletta con la programmazione, ma vuole esprimere tutto il suo talento artistico, lo può fare tramite ''The GIMP'', acronimo di ''The GNU Image Manipulation Program''. Degno rivale del più famoso e costoso Photoshop (Gimp è freeware!), non teme confronti sul piano delle possibilità di manipolazione delle immagini; il tutto ha però un costo in termini di risorse richieste: un 68040 a 25 Mhz, 16MB di ram e una scheda grafica sono veramente il minimo, neanche tanto sufficiente, per poterlo usare.
Al termine di questa introduzione può rimanere un po' di confusione che
cercheremo di fugare nel seguito di questa serie di articoli.
Non ci si deve preoccupare: entrare nell'ordine di idee per avere una Linux
box discretamente configurata è di solito un'operazione tuttaltro che veloce!
Ma le soddisfazioni che si hanno in cambio, ripagano di tutta la fatica!
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